Il Food storytelling è ormai diventato un arma fondamentale per comunicare il cibo su diversi media nella maniera più efficace.
Una tematica di certo non nuova ma che è stata riscoperta ultimamente come strumento illuminato per creare campagne e piani di comunicazione che facciano breccia nel cuore e nella mente dell’ipotetico pubblico target. Ecco il Food Storytelling.
Solo recentemente si sono diffusi maggiormente teorie, manuali e vademecum sul food storytelling e ogni giorno vediamo affiorare dal grande oceano della rete nuovi guru dell’argomento.
Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine e capire meglio di cosa stiamo parlando, del perchè è fondamentale includerlo nella comunicazione di un prodotto e di come riuscire poi a poter utilizzare questo strumento così potente.
Quando parliamo di food storytelling e delle sue tecniche, stiamo semplicemente parlando del concetto di narrazione di una storia applicata ad un mercato, un brand, un prodotto servendocene come tecnica per comunicare qualcosa al pubblico in maniera efficace.
Siamo nella grande sfera del marketing ed è risaputo quanto sia necessario, anzi vitale, riuscire ad arrivare in maniera diretta, precisa e coinvolgente, con un concetto, sui nostri clienti o potenziali tali.
Lo storytelling fa questo. Alla base c’è immedesimazione, coinvolgimento, sentimenti, emozioni, valori. Le storie coinvolgono emotivamente le persone, le inducono a immedesimarsi e se ciò avviene, sono in grado di innestare spontaneamente un meccanismo virale. Ci permette di fare lo step che ci serve per passare dallo stato “parlare di cibo” al “raccontare il cibo”.
Se vuoi sapere come creare e impostare una campagna o un azione di strorytelling vi consiglio di leggere questi due articoli che vi spiegano gli schemi da utilizzare e che cosa deve avere una storia per essere efficace.
- 8 punti chiave per uno storytelling efficace
- Il viaggio dell’eroe: lo schema narrativo per lo storytelling
Il mondo del food si sposa perfettamente con le basi della narrazione perché è già di per sé emozionante. Oggi più che mai il processo di coltivazione, lavorazione e produzione del cibo diventa una storia da raccontare e che i consumatori vogliono sapere.
Un’occasione ghiottissima per i creativi per ideare e raccontare delle storie come possono essere l’origine di una materia prima o il suo legame con il territorio, la tradizione di un prodotto e delle persone che lo lavorano.
Come sappiamo al cibo ha acquistato nuovi significati: non ha più un semplice valore funzionale, ma diventa espressione di sé. È di questo che abbiamo bisogno per sentirci parte di qualcosa, per sorprenderci, per provare emozioni. Che cosa fa il cibo per noi? Cosa rappresenta? Significato, amore, divertimento, intrattenimento, cultura, sostentamento, unione e solidarietà.
Uno degli elementi su cui si dibatte di più è il ruolo sempre più centrale del fattore umano dietro alla narrazione di un prodotto. Soprattutto nel mondo dei prodotti della terra, del cibo bio e del km zero i prodotti hanno subito un processo di “umanizzazione” da parte della loro community. Al centro di tutta la complessa filiera di ogni singolo prodotto c’è sempre una persona in carne e ossa.
Questo individuo è sempre stato al suo posto, anche se in passato non ha goduto di eguale considerazione al pari dei suoi prodotti. Non importa quale sia il prodotto che ci interessa, il consumatore si sta chiedendo “da dove arriva quello che sto mangiando?”
Se si conserva l’idea del prodotto al centro di tutto, presto la storia si spegne e con essa l’interesse.
La storia cambia, se illuminando la scena scopriamo che dietro ad essa c’è una persona, o un gruppo di piccoli produttori che hanno portato gli stessi prodotti sulle nostre tavole, dopo tanta fatica.
I grossi marketers di oggi hanno fiutato l’affare, e ci raccontano che c’è sempre la mano umana dietro al cibo. I biscotti di Banderas o la nuova fama di cui godono gli chef ci dicono proprio questo.
Scopri alcune case history dagli USA di Food Storytelling
Arriviamo poi ad un altro dei trend che viaggiano di pari passo con la crescita e il successo dell’uso del food storytelling.
In realtà non lo si può nemmeno più chiamare trend ma risulta ormai essere parte integrante e ben radicata della vita della maggior parte delle persone. Parliamo dei social network, il luogo migliore dove poter raccontare una storia e arrivare direttamente alla gente coinvolgendoli.
I social e il food si prestano benissimo reciprocamente alla creazione di storie con una potenza comunicativa straordinaria, questo per il ruolo centrale e forte che la parte visuale ha in questi due mondi.
La comunicazione attraverso le immagini è immediata, trasmette sensazioni, attrae l’occhio di chi guarda. La parola e l’immagine danno sapore e i contenuti diventano un ingrediente necessario che arricchisce l’esperienza d’acquisto. Mangiare è da sempre un’azione condivisa tra persone e i social non sono altro che il luogo in cui si creano nuove community.
La socialità e la tavola, intesa come mezzo per fare nuovi incontri e nuove esperienze, sono elementi essenziali e un certo tipo di cucina o abitudine alimentare diventa importante elemento di interesse, di apprendimento e di community building. Il cibo diventa un oggetto relazionale e il web aiuta a costruire una relazione, diventa un importante mezzo di narrazione che deve richiamare l’intimità, deve soddisfare il bisogno più evoluto di ricerca, di espressione di sé che fa parte della natura umana, sapendo di poter contare su un effetto virale
Ecco perchè il cibo non può più fare a meno dello storytelling nel marketing e perchè lo storytelling si fonde squisitamente con tutto questo mondo.
Per saperne di più:
www.marketingarena.it/come-comunicare-il-cibo-larma-vincente-e-lo-storytelling
hungryformilano.com/lelemento-umano-nel-food-storytelling/
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